Invece di ridurre le emissioni di CO2 per i nuovi veicoli, negli ultimi anni gli importatori di auto hanno venduto automobili pesanti con una sempre maggiore cilindrata, che generano quantità di emissioni di CO2 sempre più elevate. Ora l'industria utilizza la pandemia di Covid 19 come pretesto per chiedere un decreto riparatorio al Consiglio federale.
Come tutte le imprese, tuttavia, gli importatori di automobili beneficiano già degli aiuti di Stato per l'economia. I rappresentanti del settore chiedono ora al Consiglio federale ancora di più, ovvero che rinunci temporaneamente o riduca i pagamenti delle sanzioni per il mancato raggiungimento degli obiettivi di rinnovo del parco veicoli. Per l'ATA e l'Alleanza per il Clima non è comprensibile il motivo per cui un singolo settore economico debba ricevere un ulteriore sostegno.
Le sanzioni sono già ora marginali per il settore
L'affermazione secondo cui le sanzioni per il mancato raggiungimento degli obiettivi di rinnovo del parco veicoli sarebbero un onere eccessivo in questi tempi di difficoltà economica è insostenibile: nel 2019, con un fatturato di 13,6 miliardi di Franchi svizzeri, le sanzioni ammontavano ad appena 78 milioni - ovvero lo 0,57 per cento. Anche con i valori obiettivo più severi previsti a partire da quest'anno, l'importo dovuto rimarrà probabilmente marginale.
Nel settore dei trasporti, c'è necessità di ridurre le emissioni. Un ulteriore allentamento non è quindi appropriato. L'ATA e l'Alleanza per il Clima invitano il Consiglio federale ad attenersi alla riscossione dei pagamenti delle sanzioni e a non concedere un ingiusto privilegio all'industria automobilistica.